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SABRINA MONTOSI

Sabrina MontosiNata a Bologna nel 1968 dove si diploma all’Istituto d’arte sezione Arte del legno.
Dopo avere frequentato un corso biennale di restauro del legno, nel 1989 si trasferisce in Umbria dove inizia l’attività di restauro.
Dal 1996 diventa socia della ditta Roberto Saccuman snc, e si occupa del restauro di beni culturali con particolare interesse per le strutture lignee complesse quali cori, arredi, macchine d’altare, ecc.
Dal 2010 collabora con Il Formichiere nell’attività editoriale e creativa.
Nel 2010, con Luca Cingolani, prende vita il progetto Cut Books, con la creazione di quadri utilizzando libri tagliati. Le opere vengono progettate e realizzate in maniera autonoma dai due artisti, che sono legati comunque dalla stessa filosofia.

CUT BOOKS
Dal 2011 hanno partecipano alle seguenti mostre:
.“Tra luna e grammatica”, collettiva- Palazzo Trinci Foligno (Pg) dal 14/05/2011 al 29/05/2011
. Cut Books -  Torre della Botonta , Castel S. Giovanni (Pg) dal 26/06/2011 al 24/09/2011
. Cut Books – S. Pietro sopra le acque Resort, Massa Martana (Pg) dal 15/11/2011 al 30/04/2012
. Cut Books – Gajà Restaurant, Foligno (Pg).
. Cut Books Banca di Perugia e di Mantignana - Perugia
dal 8/11/2012 al 13/11/2012
. Cut books, Casa dell’architettura -  Roma
dal 18/02/2013 al 14/05/2013

Il progetto
In questo secolo dove si assisterà sempre più alla decadenza e probabile scomparsa del libro cartaceo, come atto di amore nei confronti delle pagine stampate, ci stiamo sforzando di trovare delle nuove funzioni per renderle in qualche modo ancora vitali e utili.
Lo sforzo è quello di andare oltre un prodotto artigianale e di avvicinarsi all’arte, tenendo presente che si utilizza un materiale non naturale.
Infatti, a differenza dell’artista che usa materiali come
il marmo, la creta o i colori per esprimere un proprio messaggio, in questo caso il nostro obiettivo è quello di aiutare il libro a palesare il suo contenuto.
In altre parole si cerca di esercitare l’arte della maieutica, in senso socratico,”l’arte della levatrice”, tirar fuori dal libro il proprio pensiero o messaggio. Perciò, la caratteristica di questi quadri non è solo quella di provocare delle emozioni, ma anche quella di far circolare un concetto, creare discussione, generare confronto e stimolare altre idee. Infine, incuriosire a tal punto il lettore da spingerlo a procurarsi, per leggerlo anche in formato elettronico, uno dei libri, segati e assemblati nel quadro in modo non casuale.
I libri utilizzati non hanno un valore economico e perciò sono destinati al macero; non hanno un prezzo e perciò non valgono nulla. Ma è proprio così?
Se è il denaro che da o toglie valore alle cose, in questo modo, noi ridiamo nuovo valore economico, nuovo significato culturale e nuova vita ai fratelli minori di quei libri che teniamo nelle nostre biblioteche, pubbliche e private.
Marcello Cingolani

LESS AESTETHICS, MORE ETHICS
di Paolo Belardi
Direttore dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia

Ogni volta che, da qualche tempo a questa parte, alzo gli occhi dallo schermo del computer e incrocio con lo sguardo la cornice lignea che inquadra Grammatica del disegno (uno degli omaggi più graditi che ho mai ricevuto negli ultimi anni dai miei amici), il mio pensiero va alla Public Library di Kansas City. Quasi inevitabilmente. Infatti, così come nell’opera firmata da Sabrina Montosi il prezioso manuale Hoepli di Giuseppe Ronchetti è piantato di sghembo nel vuoto residuale ritagliato dalle costole-reperto di 22 libri di vario formato (presentati alla scala reale), in modo del tutto analogo le facciate della biblioteca firmata dallo studio edfm2 architects sono impacchettate senza soluzione di continuità dalla teoria delle costole-maschera di 22 libri di uguale formato (presentati alla scala gigante: due metri di larghezza per sette metri di altezza). Eppure, al di là delle evidenti affinità figurative, tra le due opere c’è una differenza concettuale sostanziale. Che, a ben guardare, ha a che fare con il senso più profondo dell’idea di cultura. Nel senso che, mentre i titoli che sovrastano la mia postazione di lavoro, prescelti dai due artisti in base a un preciso programma ideologico, sono assortiti, ma tendenziosamente tematici (spaziando da Piero della Francesca a Ugo Tarchi fino a Piero Dorazio), i titoli che campeggiano nella downtown del Missouri, prescelti dai cittadini con un apposito referendum popolare, sono variegati, ma clamorosamente casuali (da Tao Te Ching di Lao Tzu a Romeo and Juliet di William Shakespeare fino a Winnie The Pooh di Alan Alexander Milne). Cosa tutt’altro che indifferente. Infatti, mentre la Grammatica del disegno (praticando un diverticolo inesplorato delle Coupes di Arman) veicola un messaggio universale quale il primato del disegno-pensiero nella ricerca espressiva di ogni tempo e luogo, la Public Library (riesumando il filone pop lanciato da Robert Venturi) non va oltre la bizzarria e comunica solo se stessa. Rovesciando di per sé la celebre profezia messa in bocca da Victor Hugo all’arcidiacono Frollo (ceci tuera cela: la pagina di carta ucciderà l’edificio di pietra), perché a Kansas City è il marmo di Ictino che ha ucciso il piombo di Gutemberg. Mettendolo alla berlina. Io non so se Luca Cingolani e Sabrina Montosi avvertono l’importanza della missione etica, ancor prima che estetica, dei loro cut-books. Forse si, laddove confessano apertamente che la peculiarità di dette opere “non è solo quella di provocare delle emozioni, ma anche quella di […] incuriosire a tal punto il lettore da spingerlo a procurarsi, per leggerlo anche in formato elettronico, uno dei libri, segati e assemblati nel quadro in modo non casuale”. Il che mi coinvolge in prima persona, visto che, nelle pieghe di Grammatica del disegno, fa capolino anche la costola rossa (a dire il vero un po’ scolorita) di un mio vecchio libro sul rilievo dell’architettura. Nella cui premessa (pur non potendo immaginare che una copia sarebbe diventata protagonista di un’opera d’arte) abbracciavo anch’io le ragioni dello slogan coniato da Massimiliano Fuksas per la settima mostra internazionale di architettura di Venezia: “Less Aesthetics, More Ethics”.

Realizzazione a cura di: Antonio Iannice & Eugenio Pecorabianca- agosto 2013